Il concetto di stagionalità degli alimenti è oggi entrato di prepotenza tra le priorità dell’educazione alimentare. Pur se ci si orienta sempre più spesso a consumare frutta e verdura di stagione, il concetto della stagionalità del pesce stenta ancora ad affermarsi. Da anni i nutrizionisti mandano un messaggio ben chiaro: è necessario consumare il pesce da almeno tre a cinque volte alla settimana (o anche di più).
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Pur se il messaggio è stato nel complesso recepito, ancora oggi la maggior parte dei consumatori non ha idea dello stretto legame tra stagione e pesce da consumare. Inoltre, non è d’aiuto la grande disponibilità di pesce che appare in bella mostra sui banconi di mercati e pescherie. Oggi la maggior parte dei pesci si possono comprare in qualsiasi mese dell’anno. Basti pensare, per esempio, all’astice, al fasolaro, al potassolo, al palombo, al pesce persico, al rombo, al tonnetto, alle cozze, alle vongole, solo per citare alcuni dei pesci e dei frutti di mare sempre disponibili. Il concetto di stagionalità ha, però, sfaccettature più ampie rispetto alla semplice disponibilità del pesce. Come la frutta e la verdura, anche il pesce ha i suoi ritmi stagionali. La disponibilità è, infatti, influenzata da vari fattori, dei quali i più significativi sono le fasi del ciclo vitale e quelle delle migrazioni.
Per garantire la riproduzione di numerose specie ittiche non di rado sono state emanate ordinanze in base alle quali è stata vietata la loro pesca in determinati periodi. Spesso, però, queste ordinanze non sono rispettate. Inoltre, nei periodi di pesca vietata, neppure ci accorgiamo della mancanza di tali pesci sui banconi delle pescherie, in quanto sono sostituiti da prodotti di allevamento.
Rispettare la stagionalità del pesce permette di mangiare un prodotto nel momento in cui la composizione chimica nutrizionale è al meglio, ma significa anche rispettare l’ambiente che ci circonda. Per fare un solo esempio, è importante tenere presente il periodo riproduttivo di ciascuna specie ittica sia perché è fondamentale aumentare le possibilità di vita del pesce sia perché nel periodo successivo alla riproduzione le carni delle femmine sono meno nutrienti rispetto ad altri periodi. Questo avviene perché le riserve nutritive delle femmine vengono adoperate per lo sviluppo larvale ed embrionale.
Le nostre scelte alimentari dovrebbero tenere conto di tutti questi elementi e non lasciarsi condizionare da fattori egoistici, decisamente secondari. Un altro elemento di non secondaria importanza è la provenienza del pesce. È sempre da privilegiare il pesce che viene pescato nelle vicinanze, piuttosto che quello che viene trasportato da lontano, con conseguente impatto sul clima delle fonti energetiche utilizzate per il trasporto.
Ecco, dunque, quali pesci preferire nei diversi mesi dell’anno
Mese | Pesci di stagione |
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Gennaio | Alice, Anguilla, Argentina, Aringa, Busbana, Calamaretto, Calamaro, Canestrello, Canocchia, Capasanta, Cappone, Cefalo, Cernia, Cicerello, Dentice, Fasolaro, Gambero Rosso, Grancevola, Lampuga, Merluzzo, Orata, Polpo, Sardina, Seppia, Sogliola, Spigola, Storione, Tonno Alletterato, Triglia di fango, Vongola, e altri. |
Febbraio | Alice, Busbana, Aringa, Calamaro, Canocchia, Cefalo, Cernia, Coregone, Dentice, Fasolaro, Gamberetto Rosa, Grongo, Merluzzo, Orata, Polpo, Rana Pescatrice, Ricciola, Sgombro, Storione, Vongola, e altri. |
Marzo | Alice, Anguilla, Aringa, Canocchia, Cernia, Dentice, Fasolaro, Granchio, Lampuga, Mormora, Orata, Sardina, Seppia, Sogliola, Spigola, Storione, Totano, Triglia di scoglio, e altri. |
Aprile | Alice, Aragosta, Boga, Calamaro, Canocchia, Capasanta, Cefalo, Dentice, Cozza, Granchio, Orata, Sgombro, Seppia, Spigola, Tonno Rosso, Triglia, Vongola, e altri. |
Maggio | Alice, Anguilla, Aragosta, Cefalo, Cozza, Dentice, Orata, Polpo, Sgombro, Seppia, Spigola, Tonno Alalunga, Triglia, e altri. |
Giugno | Alice, Aguglia, Aragosta, Cefalo, Cozza, Dentice, Orata, Polpo, Seppia, Spigola, Tonno Rosso, Triglia di scoglio, e altri. |
Luglio | Alice, Aguglia, Aragosta, Cefalo, Cozza, Dentice, Orata, Pesce Spada, Polpo, Seppia, Tonno Alalunga, Triglia, e altri. |
Agosto | Alice, Aguglia, Astice, Cefalo, Dentice, Lampuga, Orata, Pesce Spada, Polpo, Sgombro, Seppia, Tonno Alalunga, Triglia, e altri. |
Settembre | Alice, Anguilla, Astice, Cefalo, Dentice, Lampuga, Orata, Pesce Spada, Polpo, Seppia, Triglia di scoglio, Vongola, e altri. |
Ottobre | Anguilla, Astice, Capasanta, Cefalo, Dentice, Granchio, Lampuga, Orata, Pesce Spada, Polpo, Ricciola, Sgombro, Seppia, Triglia, e altri. |
Novembre | Anguilla, Astice, Cefalo, Dentice, Lampuga, Merluzzo, Orata, Pesce Spada, Polpo, Triglia, Vongola, e altri. |
Dicembre | Anguilla, Aringa, Cefalo, Dentice, Granchio, Lampuga, Merluzzo, Orata, Polpo, Ricciola, Sgombro, Seppia, Triglia, e altri. |
Da anni i nutrizionisti mandano un messaggio ben chiaro: è necessario consumare il pesce da un minimo di tre volte a cinque volte alla settimana (o anche di più).
Uno studio recente pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine attesta che il consumo di pesce, in particolare se cotto senza grassi aggiuntivi, aumenta dal 4 al 14% le capacità delle aree cerebrali connesse alla memoria e alla cognitività, grazie soprattutto alla presenza di omega 3, acidi grassi insaturi che si trovano in abbondanza nel pesce, nei crostacei, nei frutti di mare e in molluschi come calamari, seppie e vongole.
Il pesce è un alimento facilmente digeribile, in quanto la sua carne è priva di collagene, la principale proteina del tessuto connettivo degli animali.
Inoltre, il consumo di pesce apporta al nostro organismo numerose proprietà nutritive, come proteine, grassi, vitamine e sali minerali.
Analizziamo brevemente queste proprietà.
I grassi (o lipidi) del pesce sono caratterizzati dalla presenza più o meno elevata di acidi grassi insaturi, tra i quali i più importanti sono l’acido eicosapentaenoico e decosaesaenoico, entrambi appartenenti alla serie degli omega 3 (i cosiddetti “grassi buoni”), che svolgono, tra l’altro, l’azione di abbassare il livello di colesterolo nel sangue e di potenziare la fluidità del sangue con grandi benefici per il cuore e per le arterie.
A seconda del contenuto di grasso valutato in 10 grammi per etto di parte edibile , i pesci sono classificati in:
Tra i pesci, i nutrizionisti consigliano di consumare il pesce azzurro.
Diversi studi hanno appurato che esso presenta proprietà nutritive migliori rispetto ad altri pesci.
Tra i pesci azzurri più facilmente disponibili nei mercati e nelle pescherie ricordiamo: l’ acciuga/alice, l’aguglia, l’alaccia, l’aringa, la costardella, il cicerello, il lanzardo, il pesce spatola o sciabola, la sardina, lo sgombro, lo spratto o papalina, il suro o sugarello.
La definizione di pesce azzurro non ha alcuna valenza scientifica, in quanto le varie tipologie di pesce azzurro non rientrano in un gruppo scientificamente definito.
È dunque un nome commerciale.
Il pesce viene chiamato “azzurro” perché tale denominazione indica l’aspetto caratteristico del pesce dato dalla colorazione dorsale blu, spesso tendente al verde, e da quella ventrale argenteo-madreperlaceo, colori che accomunano i pesci definiti “azzurri”.
Naturalmente non tutti i pesci con questa colorazione rientrano nella categoria commerciale dei pesci azzurri, soprattutto quelli di ampie dimensioni quale ad esempio il pesce spada.
Il pesce azzurro è presente in grandi quantità nei nostri mari.
Ne consegue che l’abbondanza del pescato ne fa abbassare il prezzo.
Il basso costo e un’errata valutazione relativa ai nutrienti presenti nel pesce azzurro lo ha fatto ritenere per anni un pesce di scarso valore nutritivo e poco apprezzabile in quanto al gusto.
Negli ultimi decenni, invece, è stata appurata l’importanza fondamentale del consumo del pesce azzurro per le notevoli proprietà organolettiche.
Ad esempio, l’alto contenuto di acidi grassi insaturi, in particolare del tipo omega 3, presente nei pesci azzurri, aiuta a combattere il colesterolo e a prevenire molte malattie legate al sistema circolatorio e a quello immunitario.
Il pesce azzurro, inoltre, è ricco di minerali tra i quali spiccano il calcio, il fosforo, lo iodio e il selenio.
Possiede anche un discreto contenuto di vitamine dei gruppi B12, D, E e in particolare di niacina.
Inoltre, si è scoperto che la ricchezza di grassi insaturi di tipo omega 3 rende i pesci azzurri importanti anche per lo sviluppo cerebrale e per la prevenzione di malattie come l’Alzheimer, l’aterosclerosi e l’infarto.
Per questi motivi, almeno due dei cinque pasti a base di pesce dovrebbero essere a base di pesce azzurro.
Il pesce fresco si riconosce da vari fattori che qui di seguito riportiamo:
L’etichettatura del settore ittico è disciplinata da una normativa nazionale a carattere generale.
Il Decreto legislativo 109/92 sull’etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari e successive modifiche e chiarimenti e la normativa a carattere speciale DM 27/03/2002 ed i Regolamenti CE n.104/2000 e suo applicativo Reg CE 2065/2001, stabiliscono che i prodotti ittici (siano essi “Pesci, crostacei, molluschi, vivi, freschi, refrigerati, congelati, surgelati, decapitati, sgusciati, tagliati in pezzi o in filetti oppure triturati, secchi , salati, in salamoia, affumicati, anche preventivamente precotti, in polvere, in farina o in pellets, atti all’alimentazione umana.) possono essere venduti al dettaglio solamente se riportano su un’etichetta i seguenti dati:
Pescato | In Luogo di… | Prodotto della pesca |
Pescato in acque dolci | In Luogo di… | Prodotto della pesca in acque dolci |
Allevato | In Luogo di… | Prodotto di acquacoltura |
Ulteriori approfondimenti stabiliscono quanto segue:
A – Per i prodotti pescati in mare
Per assicurare una completa tracciabilità del pesce, la normativa prevede che in relazione al pesce pescato in mare vengano riportati i luoghi di provenienza del pesce, divisi in zone FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura) espresse in numeri.
Mar Artico | Zona FAO n. 18 |
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Atlantico nord-occidentale | Zona FAO n. 21 |
Atlantico nord-orientale | Zona FAO n. 27 |
Mar Baltico | Zona FAO n. 27 |
Atlantico centro-occidentale | Zona FAO n. 31 |
Atlantico centro-orientale | Zona FAO n. 34 |
Atlantico sud-occidentale | Zona FAO n. 41 |
Pescato | In Luogo di… |
Pescato | In Luogo di… |
Atlantico sud-orientale | Zona FAO n. 47 |
Mar Mediterraneo | Zona FAO n. 37.1, 37.2 e 37.3 |
Mar Nero | Zona FAO n. 37.4 |
Oceano Indiano | Zona FAO n. 51 e 57 |
Oceano Pacifico | Zona FAO n. 61, 67, 71, 77, 81 e 87 |
Antartico | Zona FAO n. 48, 58 e 88 |
B – Per i prodotti della pesca catturati in acque dolci
Sull’etichetta deve essere riportata la menzione del corpo idrico di origine del Paese Membro o del Paese Terzo di origine del prodotto
C Per i prodotti di allevamento (acquacoltura)
Sull’etichetta deve essere riportata la menzione del Paese Membro o del Paese Terzo “in cui il prodotto ha raggiunto oltre la metà del suo peso finale o è rimasto oltre la metà del periodo di allevamento o, nel caso di molluschi e crostacei, è stato sottoposto alla fase finale del processo di allevamento o di coltura per almeno sei mesi”.
Purtroppo, però, nella maggior parte delle pescherie o dei mercati tale normativa è disattesa.